11 marzo 2015

tre fogli di abbozzoli


E aspettavo te, le tue prime mosse a matita, così come tu aspettavi me, il soggetto o la parte di sceneggiatura che dicevo di aver pronta da settimane. Accampavo alibi per continuare ad attendere. Pareva che tutto fosse attesa, compresa l’epopea di Moby Dick, la vita, le sue antitesi.

Novembre 2010. Era il secondo autunno di un medesimo anno, l’anno dello stesso inizio di ogni volta che si pensa a un inizio. In un anno di lavoro (e lavorio e logorio) non era uscita una sola pagina del romanzo grafico. Non una sola pagina che unisse segno e parole. Avevo a fatica redatto la mia Confusione, così avevo chiamato il testo; tu avevi tratteggiato figure su tre fogli definendole Abbozzoli: quasi tutti mezzi busti dei protagonisti, solo un Acab elettrizzato e fumogeno, arpionato al suo tavolo, chino sulla cartina degli oceani; solo a lui avevi dato slancio, su una gamba sola. Tre dinamiche per uno storpio.

Fissai  il tuo Acab di spalle e fu nuova incarognita fede.