28 febbraio 2015

ipotetica pagina

Tavola montata. 
Come per il resto del materiale pubblicato sul blog, anche in questo caso si tratta di uno studio, una prova, un esercizio. Uno stato larvale, bozzolo indispensabile alla trasformazione, al raggiungimento di una forma diversa, definitiva. 
La Balena che un giorno vedrà la luce, risalendo dalle profondità oceaniche delle nostre immaginazioni per venire a sfiatare oltre la superficie cartacea di una pagina, sarà solo lontana parente di tutto questo.
Credo. 






21 febbraio 2015

Quiqueg, ovvero l’amico


Con chi dovrò spartire il sonno?
Ti tormentano le sordide parole di Coffin : “Il tuo ramponiere è un venditore di teste imbalsamate. Ormai è passata la mezzanotte, rientrerà solo all’alba, non darti pensiero, dormi.”
Scale, una stanza che ti accoglie fredda come un obitorio, un ampio letto. E’ sempre dentro un letto che ritroviamo i nostri sogni inconfessati.

Ti stendi con la testa piena di deduzioni inutili. La mente non può dormire. Giace e fantastica sola.
Alla luce di una candela un rampone punta contro la testiera del letto. Altre cose esotiche, non da marinaio, non da cristiano. Chi è l’uomo con cui dovrò dormire?
Sarà notte di rivelazioni senza sogni.

Intanto vinci le paure scrutando ragioni nel buio. Tutto questo mi è capitato già, non può succedere ancora, ti conforti pregando giunga presto il sonno.
Soffi sulla candela e aspetti lo straniero con la sua testa imbalsamata. E’ un selvaggio, un cannibale?
Dormirò con lui. Non mi sveglierò di certo peggiore.
Ti abbandoni a un sonno che è  simile ad un agguato.


20 febbraio 2015

maledetto capitolo III


Non fu facile affrontare le immagini che fanno riferimento al capitolo III - La Locanda del Baleniere. 
La scena, per quanto schematica e dettagliatamente descritta nelle pagine del romanzo, per oscuri motivi restava vagamente fumosa nella mia testa (esiste qualcosa di nitido nella mia testa? Sì, una sola cosa). 
Doveva trasmettere cupezza o una leggera comicità? Predisporre il lettore all'inquietudine? E la figura del marinaio narrante che avevo trovato nel film di Huston, l'avrei utilizzata o ignorata? Troppo caricaturale? Troppo scontata? Mi stavo inaspettatamente arenando. 
Provai alcune possibili impaginazioni, spostando l'ordine delle vignette, smontando e ricostruendo, come faccio spesso, quando la sceneggiatura è abbastanza aperta da permetterlo, ma senza decidermi. 
Al momento questo passaggio è ancora in sospeso: quel che è certo è che NON sarà così come lo abbozzai in questi disegni. 


18 febbraio 2015

amicizia in agguato

Un corridoio stretto, le gambe tremule che avanzano,  il pensiero affamato e stanco vince le ultime resistenze. La fame divora l’ansia che hai masticato fin qui.
In fondo a una specie di cunicolo consumi il pasto bevendo con uomini che ti saranno compagni; manca quello che dovrai aspettare dentro al letto. Giungerà nella notte, secondo le parole dell’oste.
Gli hai chiesto una stanza e lui, ghignando: “Se non ti dispiace dividere il letto con un ramponiere… Se sei qui per la caccia alla balena, è meglio che ti abitui a questo genere di cose”.
Rideva il vecchio. Hai iniziato a sospettare, la schiena si è incurvata verso il tavolo dove hai creduto di poter dormire.
L’alcol ha disciolto parte delle resistenze. E’ solo paura, nessun cattivo presagio. E’ solo un nuovo episodio. Bevi Ismaele.


7 febbraio 2015

primo mese di navigazione

Pungeva nel fianco la mancata riuscita.
Questo, di tanto in tanto, rafforzava i motivi di un personale disprezzo.
Il nostro Ismaele non era né morto, né scampato all’abisso appeso ad una bara di legno. Non era scomparso del tutto in noi, né aveva potuto raccontarci il viaggio che lo aveva chiuso in casa a scrivere un’autobiografia spirituale, facendolo quasi ammattire. Lo stavamo uccidendo noi, lentamente.
Lo avevamo animato e poi lasciato invecchiare dentro le memorie, o in alcune vignette dove a ben guardarlo, appariva sempre più vecchio e stanco, forse davvero stanco di noi.





Appunti e bozze galleggiavano al largo dei nostri anni, che sfilavano veloci, come a liberarci dell’assillo.
Noi eravamo contrari concordi a smettere, senza dirlo, simili nel decretare due diversità contemplative incapaci di credere.
Adesso qui, mi chiedo come sia accaduto di nuovo.
Eppure, in un giorno così è stato. Nero (per spirito di contraddizione e visione delle cose) + Balena (perché she, he, it, il Leviatano, il Capodoglio, la Balena o Moby Dick, tutte queste persone erano diventate nostra comune ossessione, nostra riserva di vita).
Così siamo salpati. Di nuovo. Il viaggio porta l’onda lunga delle Odissee (tu ne sai qualcosa), vanta un mese di mare soltanto, ma porta in sé le durate e i durante fin qui respinti nei pudori della concretezza e della ragione.


4 febbraio 2015

nello specchio della locanda

Posi lo sguardo e ritrovi ovunque brandelli del sogno, della grande caccia. Devi vedere e vivere di nuovo ciò che hai già scritto negli anni del viaggio. Vivi il tuo personaggio e la storia di tanti, capace di nuova sorpresa. La leggenda, ripetendosi, rivela i dettagli meno visibili. Lì, si nasconde un vero introvabile.

Un quadro fosco ti ha colpito alcune pagine indietro: una balena (nientemeno!) vola e piomba contro un veliero sbattuto dalla tempesta, quasi sommerso. Sei perplesso, non credevi che quell’essere per quanto diabolico potesse arrivare a tanto.

La fantasia di un artista resta al di sotto di quanto raccontano i marinai. Ascolta i loro racconti di mare e poi scrivi.







insegui il tuo mito e non sei tu

Spingi avanti la porta e si apre un antro meno buio ma ancora simile alla medesima storia.
Come un principio generatore, tutto ispira la balena. Intorno hai un arsenale dell’antica caccia, un tetro museo di lance e ramponi appesi ai muri del vestibolo. Non dire che non lo immaginavi.

Ti trovi dall’altra parte del sogno, hai lanciato in avanti, nel tempo sempre uguale della Storia, di nuovo la leggenda Moby Dick. Il mito e il suo avversario, l’infinito.
Quando finirà, sparirà anche il mare, finiranno i tempi.

Sono trascorsi solo dieci anni da quando hai lasciato la baleniera Acushnet al suo esotico destino. Sei fuggito assieme ad un compagno per cadere in mano agli indigeni. Sei scampato alla morte, e ora tu sei quello che eri e che resterai negli anni: un marinaio (un baleniere), un fuggitivo, uno scrittore sopravvissuto a sé stesso.