25 maggio 2015

fermo indagine (due)


Ismaele uomo inquieto senza lavoro, vittima di depressione bipolare. Acab monolite di forza ossessivo compulsiva con episodi di lirismo e delirio d’onnipotenza; la possibile misoginia dell’autore che tratteggia appena il femminile in scene corali dove la donna è tetra o vecchia o solo devota quando non tradita. E poi questa maledetta balena o capodoglio che sia, che sesso ha nella mente di Melville che passa dal pronome maschile a quello neutro riferendosi a un leviatano, poi a una balena, infine a un essere personificato quasi-umano? Questo corridoio di mare e dubbio avrei cercato d’imboccare. La follia baleniera e ballerina di Melville e di noialtri.
Se Ismaele era partito per un viaggio colmo di morte e di bellezza per uno stato di possibile nevrastenia, se Acab incarnava a tutto corpo e a tutta voce la follia suicida di un capitano remoto e amputato, e se Melville per cronaca del tempo era considerato un pazzo delirante anche dalla moglie,  perché noi avremmo dovuto credere a una balena disposta a farsi prendere senza farci uscire di testa?
Eravamo e restiamo le stesse vittime di Moby Dick follia lucida, chiaroveggente ecatombe di troppo umane imprese, miraggio di conoscenza e di salvezza eterne.
La natura non faccia il suo corso e ci illuda ancora  in questo viaggio.