7 febbraio 2015

primo mese di navigazione

Pungeva nel fianco la mancata riuscita.
Questo, di tanto in tanto, rafforzava i motivi di un personale disprezzo.
Il nostro Ismaele non era né morto, né scampato all’abisso appeso ad una bara di legno. Non era scomparso del tutto in noi, né aveva potuto raccontarci il viaggio che lo aveva chiuso in casa a scrivere un’autobiografia spirituale, facendolo quasi ammattire. Lo stavamo uccidendo noi, lentamente.
Lo avevamo animato e poi lasciato invecchiare dentro le memorie, o in alcune vignette dove a ben guardarlo, appariva sempre più vecchio e stanco, forse davvero stanco di noi.





Appunti e bozze galleggiavano al largo dei nostri anni, che sfilavano veloci, come a liberarci dell’assillo.
Noi eravamo contrari concordi a smettere, senza dirlo, simili nel decretare due diversità contemplative incapaci di credere.
Adesso qui, mi chiedo come sia accaduto di nuovo.
Eppure, in un giorno così è stato. Nero (per spirito di contraddizione e visione delle cose) + Balena (perché she, he, it, il Leviatano, il Capodoglio, la Balena o Moby Dick, tutte queste persone erano diventate nostra comune ossessione, nostra riserva di vita).
Così siamo salpati. Di nuovo. Il viaggio porta l’onda lunga delle Odissee (tu ne sai qualcosa), vanta un mese di mare soltanto, ma porta in sé le durate e i durante fin qui respinti nei pudori della concretezza e della ragione.