12 gennaio 2015

una balena in più


Non avevo più nulla che mi legasse alla vita e pochi soldi per dimenticarla. Mi fermavo sorpreso a guardare i volti dei più giovani sui manifesti funebri, a scorrere l’anniversario della morte dell’amico d’infanzia. Mentre sparivo, ricordavo, rivivevo.
Guidando decidevo per il mare, come sempre. A volte per qualche istante la vista scompariva, le braccia se ne andavano lontano, staccate da me, protese a un tuffo violento.
Come se non avessi guidato io, arrivavo al mare, sempre lì, dietro alle dune indorate, unica certezza del giorno.
Il rovello di pensieri si smorzava nel volo nero dei gabbiani in controluce. Quegli uccelli ricadevano bianchi sulle creste dell’acqua, urlanti di vita.
Nel suo mantra obliquo, il mare mi calmava e diceva.
Cercavo allora l’inizio della storia:

Appare una distesa di mare morbido.  Infonde calma, presagisce.

Un punto sopra il mare è un uomo sospeso su di un sogno oceanico.

Nella mente, lui si parla.

Ismaele: “Quanto mare potrà contenermi?”